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Identità versus Comunicazione
Cerchiamo di essere ordinati. Si fa per dire. L'interrelazione fra Identità e
Comunicazione è talmente fitta da costituire un ginepraio: non ha senso
parlare dell'una che suscita l'altra, dell'altra che plasma la prima. Ogni
situazione propone innumerevoli connessioni, ogni connessione suggerisce
molteplici analogie. Ciò nonostante, proverò ad elencare, prima, qualche
influsso delle Identità sulla Comunicazione, poi, nel lemma successivo,
qualche condizionamento della Comunicazione sulle Identità. Resta inteso che vi
propongo un percorso nebbioso e a ghirigori: ma è il meglio che riesco a fare.
L'identità che ha (avuto?) il maggior impatto comunicativo su ciascuno di noi è
la Famiglia: anche perché, da una parte, è strutturalmente progettata per
farci capire come si vive e come si sopravvive; dall'altra, ha avuto a
disposizione le nostre menti "pulite" su cui scrivere i suoi Testi in tutta
larghezza. Le procedure comunicative sono state le più svariate: l'esempio
comportamentale dei "grandi", per cominciare; le parole, le prime parole,
le parole più significative; i racconti, le favole, le saghe di famiglia,
le liti coniugali; il "non detto", l'affetto dato e negato, le
rabbie rimbalzate, gli odi nascosti; gli obiettivi espliciti ed
impliciti, le mete raggiunte e mancate, le frustrazioni sopportate e non
sopportate. Lo so, il rischio dello psicologismo è dietro l'angolo: ma va dato
atto dello strapotere comunicativo dell'istituto familiare.
Ancora due osservazioni sulla Famiglia. Il suo impatto comunicativo è talmente
decisivo da essere "richiesto" da tutte le identità più forti, in alleanze che,
da una parte, vedono la Famiglia come ambita preda da conquistare, e dall'altra
la individuano come mezzo preferenziale di diffusione identitaria.
La Famiglia comunica soprattutto se stessa: definisce una relazione dalla quale
"originano" nuovi individui e si impone ad essi perché la replichino. E'
sicuramente la struttura di Marketing Piramidale di maggior successo.
La Religione è una fabbrica incessante di
Comunicazione. I libri sacri, naturalmente, e i loro commenti; i libri
apologetici e quelli che si richiamano alla Metafisica; le omelie; le
interazione col Clero; i bollettini della vita comunitaria; le conversazioni che
gravitano intorno alla Religione; per i cattolici: la Confessione, con
tutto quanto è connesso a questo dialogo inclinato; le preghiere, i
canti, gli inni, i riti in genere. Alcuni contributi sono meno evidenti: l'uso
della musica; la pittura, la scultura; l'architettura; tutto
direttamente o indirittamente indirizzato alla conferma e alla diffusione di un
messaggio identitario: vuoi per confermare un'appartenenza, vuoi per convincere
gli estranei o i tentennanti. Non dimentichiamo i Missionari, le persone
che si dedicano alla personificazione dell'Identità per convincere altre persone
a restarne coinvolte. Vicini ai Missionari sono i Martiri, gli Eroi, i Santi:
rappresentanti esemplari della Fede che riescono ad incanalare su di sé
l'attenzione dei media e costituiscono, quindi, un moltiplicatore formidabile
dell'influenza propagandistica di una Religione. Vi sembrano categorie obsolete?
Ricordatevi allora dei Martiri Islamici, quelli che si fanno esplodere in
mezzo a militari e/o civili etichettati come Nemici della Fede: una delle
giustificazioni più significative di questi personaggi risiede nella fama che
acquisiscono, nel riconoscimento tributato alle loro famiglie, nell'esempio che
costituiscono per analoghi sacrifici, nella diffusione tramite la rete delle
Moschee delle loro imprese su Dvd.
E' "canonica" l'alleanza della Religione con la Famiglia; anzi, si
verifica un inglobamento della Famiglia come elemento proprio della
Religione: tanto che, in alcuni gruppi, l'istituto familiare passa
obbligatoriamente dalla Religione. Sia per diffusione del messaggio che per
crescita "naturale" del patrimonio delle anime.
Lo Stato è un altro colossale produttore di
comunicazione. Basta pensare alla Legge, che procede dai dibattiti
parlamentari fino ai Codici fino agli infiniti, innumerevoli faldoni seppelliti
negli archivi dei Tribunali; alla Scuola, che è la più diffusa e
ascoltata sorgente di comunicazione "univoca", cioè con un orientamento
predefinito; alla Televisione, che incatena la maggior parte del tempo
libero della popolazione (naturalmente, lo Stato governa solo i canali
pubblici). Anche lo Stato ricerca, naturalmente, l'alleanza con la Famiglia,
e l'obiettivo di farne il perno per la trasmissione della propria identità.
La Politica dipende dalla Comunicazione in maniera vitale; più che la
Politica, diciamo il Potere: messo che ci sia differenza fra i due. Il Potere è
intrusivo: cerca di mobilitare ai suoi interessi la Scuola, la
Religione, lo Stato, la Famiglia; ma ottiene i suoi maggiori
successi nella subordinazione dei Giornali e delle Televisioni.
Stiamo parlando di professionisti: siamo tutti figli di Goebbels. E' dal Potere
che nasce il concetto di Propaganda, intesa come scienza a sè; del resto, la
Politica è maestra nel gestire la Realtà a proprio uso e consumo. Non
solo la Realtà: anche le Identità con cui si trova ad interagire; ma non
arrendiamoci alla ricorsività, di questo aspetto ne riparleremo.
A prima vista, sembrerebbe che le Etnie e le altre identità "locali"
siano autosufficenti e non necessitino di particolari enfatizzazioni. Tuttavia,
anch'esse si ritrovano nell'universo comunicativo, perlomeno in libreria.
Considerate ad esempio i dizionari, o i vocabolari, o i libri di cucina, o
quelli di musica; o i grandi libri illustrati che le Banche regalano a Natale, e
che sono tipicamente dedicati all'una o all'altra comunità circonvicina; o i
libri in dialetto. Spesso, l'Etnia trova la sua comunicazione più facile e
significativa nei siti Internet dedicati alle realtà locali o ai problemi di
comunità particolari. Comunque, anche in questo caso il canale prioritario per
la diffusione del messaggio identitario è la Famiglia: sempre lei.
Significativo è anche l'apporto degli amici, delle compagnie, dei locali di
ritrovo: anche loro sorgenti e destinari di comunicazione.
L'Economia ci manda messaggi. E' più banale di quanto risulti da una
frase così pomposa: parlo della pubblicità aziendale. L'Azienda ha la
necessità vitale di farsi notare: vuoi per emergere in mezzo alla concorrenza,
vuoi per diffondere l'idea stessa del proprio prodotto, concepito come originale
ed innovativo; vuoi per creare e dialogare con un'identità "debole", quella dei
propri consumatori. I canali adottati e pressati da questa necessità sono
tipicamente la televisione, i giornali, i manifesti stradali;
ma anche le promozioni nascoste nei film di consumo, le sponsorizzazioni
sportive, le iniziative benefiche ed artistiche e via elencando. In molti casi,
le pubblicità aziendali diventano talmente interessanti e coinvolgenti da poter
essere catalogate come Arte: ognuno ha l'Arte che si merita.
E' il momento dello Sport. Forse nessun aspetto del nostro vario mondo ha
un impatto così massiccio sulla programmazione televisiva come le
partite di calcio, anzitutto, ma anche di rugby, di tennis, di pallavolo, le
competizioni atletiche comunque, le Olimpiadi, i Campionati del Mondo e via
gareggiando. Non è che i Gestori della Comunicazione vogliano incoraggiare le
nostre performances ginniche; sono invece obbligati ad adeguarsi ad un interesse
diffuso, assillante, prorompente. Forse più che nelle altre tipologie, la
nostra Identità Sportiva esige un'adeguata risposta dal mondo della
Comunicazione; risposta che siamo disposti a pagare in termini di canoni
televisivi, costo dei giornali sportivi, pubblicità assimilata, certificata
presenza.
La Criminalità, invece, comunica poco: per meglio dire, utilizza una
comunicazione precisamente indirizzata e difficilmente intercettabile, di cui
talvolta si indagano i risultati ma raramente si pubblicano le parole. Forse,
solo i pizzini di Provenzano sono arrivati al grande pubblico. D'altro canto,
alcune azioni "dimostrative" delle varie combriccole sono anch'esse, a
loro modo, una forma di imponente comunicazione: se per la Mafia possiamo
elencare gli attentati contro Falcone e Borsellino, le bombe a Milano e a
Firenze, le intimidazioni ai collaboratori di giustizia e ai "politici"
inadempienti, per camorra e 'ndrangheta esistono probabilmente messaggi
analoghi, forse meno diffusi o più privatamente indirizzati. Già, perché spesso
si ricerca l'Attenzione di qualcuno o di qualcosa, e la violenza risulta il
mezzo più efficace per ottenerla. Ed ecco che tornano in mente le imprese delle
Brigate Rosse e di altre formazioni terroristiche, dove l'"azione armata" non
mira a distruggere il nemico quanto piuttosto a sollecitare l'attenzione sulle
proprie imprese e la raccolta di adepti e simpatizzanti. Identità versus
Comunicazione versus Identità, qui come altrove. Sarà il caso di passare
all'altro corno: Comunicazione versus Identità.
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