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Crocefisso Come
11/11/2009
Stalking
Nella mentalità diffusa, e confermata a destra come a sinistra, vedi l'Onorevole
Bersani e l'intellettuale Claudio Magris, c'è una fondamentale incomprensione
dell'atteggiamento "anti" crocefisso. Non si riesce a capire, sostanzialmente,
come possa essere rifiutato un simbolo di pace, di concordia, di amore. L'amore
è un po' il termine ambiguo di tutto il discorso: sembra inopportuno che venga
rigettata un'offerta di dedizione, di aiuto, di altruismo, come appunto si
associa all'idea di amore. Facciamo mente locale: può succedere che chi ti offre
amore si senta in diritto, stante appunto la sua buona volontà e la sua
dedizione, di passare sopra a certi irrilevanti ostacoli come le tue preferenze
e i tuoi diritti. Si chiama stalking, è classificato come un reato. Mettiamola
così: amatemi pure, ma non conculcate i miei diritti. In particolare: se per me
la Croce è simbolo di persecuzione e di oppressione, se ricade in un preciso
tabù della mia religione, ho diritto ad una vita pubblica esente dal suo Amore.
Una modesta proposta.
E' evidente: esiste nel Paese un profondo coinvolgimento con la capillare
diffusione del crocefisso, una vicinanza tale da rendere addirittura difficile
spiegare il perché sì e il perché no, quasi si trattasse del soffitto o del
pavimento. La politica tutta si adegua a questo sentimento prevalente: e anche
le sue pulsioni intellettuali. Tuttavia, esiste una minoranza a cui il
crocefisso dà fastidio: come gestirla? Ho una mia modesta proposta, che fa leva
proprio sulla ridotta dimensione di questa frangia di insofferenti. Mettiamola
così: in condizioni "normali", il crocefisso continua ad essere esposto nei
tribunali, nelle scuole, negli ospedali. Nel caso uno degli "utenti" del
servizio pubblico lo richieda, il crocefisso può essere temporaneamente messo in
un cassetto, salvo restituirlo al suo posto a procedura finita e utente
dismesso. Non mi sembra un'offesa intollerabile, per la maggioranza della
popolazione: succederà raramente, stante appunto l'esigua minoranza di
"intolleranti", che d'altronde avranno di solito altro a cui pensare che non sia
l'arredamento della stanza; d'altro canto, chi ne fa una questione essenziale
vede riconosciuto il suo buon diritto e le sue fisime. Anche come applicazione,
sarebbe opportuno evitare una legge, un atto così pubblico e costrittivo, così
contestabile alla luce del Concordato, così variamente interpretabile come una
sconfitta o una definitiva vittoria: basterebbe un po' di flessibilità nei
regolamenti interni delle varie istituzioni, un italianissimo "mettiamoci
d'accordo". Possibile?
Consigli di lettura:
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Crocefisso Perché
Gruppo Uno Più
Riconoscimento
e Migranti
Tzimtzùm
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